L’effetto dei nuovi dazi voluti dall’amministrazione Trump inizia a farsi sentire: Mattel, tra i leader mondiali del settore giocattolo, ha annunciato un aumento dei prezzi per alcune linee di prodotti, tra cui le celebri bambole Barbie, a causa dell’impatto economico diretto delle nuove tariffe doganali.
Gli Stati Uniti pagano di più per le Barbie
Il mercato statunitense rappresenta circa il 50% delle vendite globali di Mattel e, tra questi, il 20% dei prodotti commercializzati proviene dalla Cina. Con i nuovi dazi su beni importati da Pechino, i costi per l’azienda sono aumentati sensibilmente. Il Ceo Ynon Kreiz ha parlato di un “contesto macroeconomico volatile” e ha confermato che le previsioni finanziarie per il resto del 2025 sono state sospese proprio a causa dell’imprevedibilità delle vendite e dei consumi in un clima di crescente tensione commerciale.
Prezzi in aumento e catena produttiva da ripensare
Per contenere l’impatto economico, Mattel ha dichiarato “necessari” gli aumenti di prezzo e ha avviato un ripensamento della propria supply chain. Oggi, il 40% della produzione globale del gruppo avviene in Cina, ma l’azienda sta spostando parte della produzione in India (come nel caso del gioco di carte Uno) e dirottando i prodotti cinesi verso altri mercati internazionali, riducendo l’esposizione diretta al mercato USA.
L’intera industria dei giocattoli è in allarme
Secondo i dati della Toy Association, circa l’80% dei giocattoli venduti negli Stati Uniti è prodotto in Cina. La reintroduzione dei dazi, anche su forniture provenienti da paesi come Indonesia, Malesia e Thailandia, desta forte preoccupazione: per ora le nuove misure sono sospese per 90 giorni, ma il futuro resta incerto.