Il governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez ha approvato un disegno di legge che prevede la riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 a 37,5 ore, senza riduzione di stipendio. Una misura che potrebbe aprire la strada alla settimana lavorativa su quattro giorni e che include anche il diritto alla disconnessione digitale.
Mentre il Parlamento spagnolo si prepara a votare, il dibattito arriva anche in Italia. Ma da noi, l’ipotesi di una riforma simile appare molto più lontana.
Le proposte ci sono, ma il governo Meloni le blocca
In Italia le opposizioni (esclusa Italia Viva) hanno presentato un disegno di legge che punta proprio a ridurre l’orario di lavoro a parità di salario. Tuttavia, la proposta è stata respinta dalla maggioranza di centrodestra, che l’ha rinviata in commissione. Nessuna apertura, quindi, da parte del governo Meloni, che non considera prioritaria né la settimana corta né il salario minimo.
Il nodo è anche economico: l’Italia non cresce in produttività
Oltre alla volontà politica, pesa un’altra questione: la produttività stagnante. Secondo i dati Eurostat, l’Italia è tra i Paesi europei con la produttività più ferma degli ultimi 25 anni. Dal 2000 al 2024, la crescita è stata praticamente nulla (+0,5% tra il 2014 e il 2023 secondo l’Istat), mentre Spagna, Germania e Francia hanno fatto registrare progressi importanti.
Ridurre l’orario di lavoro senza migliorare la produttività significherebbe, nel nostro contesto, rischiare un calo della produzione. Un ostacolo difficile da superare senza un piano di riforme strutturali.
Si lavora di più, ma si produce meno
Secondo l’OCSE, l’Italia è tra i Paesi dove si lavora di più: 1.734 ore l’anno a persona, contro le 1.632 della Spagna e le 1.343 della Germania. Eppure, a fronte di un impegno maggiore, la produttività resta bassa, rendendo più difficile giustificare una riduzione dell’orario senza penalizzare il sistema economico.
Qualcuno ci prova: le sperimentazioni delle grandi aziende
Nonostante l’inerzia istituzionale, alcune grandi aziende italiane hanno iniziato a testare forme di settimana corta o orario ridotto. È il caso di Intesa Sanpaolo o Luxottica, che hanno avviato progetti pilota interni. Ma si tratta di iniziative limitate, e non c’è ancora una riforma nazionale strutturata.
Una riforma lontana senza volontà politica
In sintesi, l’Italia non è nelle condizioni politiche né economiche per replicare il modello spagnolo. Serve una strategia di aumento della produttività, unita a un cambio di rotta politico che al momento non sembra nelle priorità del governo.