In tempi di smart working sempre più diffuso, arriva una precisazione fondamentale per datori di lavoro e lavoratori: è vietato geolocalizzare i dipendenti durante le giornate di lavoro da casa. A chiarirlo è un’analisi legale pubblicata da Nt+ Lavoro, firmata dall’avvocato Giuseppe Bulgarini d’Elci, che richiama la normativa italiana e il Regolamento Ue 2016/679 (GDPR).
Perché la geolocalizzazione dei dipendenti non è consentita
Utilizzare applicazioni installate su dispositivi aziendali (smartphone o notebook) per monitorare la posizione geografica del personale in smart working espone l’azienda a una violazione dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970).
Non solo: il controllo costante costituisce un trattamento illecito dei dati personali, in assenza di una base giuridica valida, ponendosi in contrasto con i principi di liceità, correttezza e trasparenza previsti dalla normativa europea sulla protezione dei dati personali.
I rischi per le aziende
Un simile comportamento può comportare gravi conseguenze legali per il datore di lavoro, tra cui:
- Sanzioni amministrative per violazione del GDPR
- Contenziosi con i dipendenti per violazione della privacy
- Danni reputazionali legati al mancato rispetto delle normative sul lavoro
Cosa è permesso (e cosa no) nel controllo da remoto
Mentre è legittimo verificare l’attività lavorativa attraverso strumenti concordati, come sistemi di log-in, tracciamento delle attività o report di produttività, la localizzazione GPS non può mai essere imposta senza accordi sindacali o autorizzazioni esplicite previste per legge.