Lettera Anonima:
Cara Redazione,
mi chiamo Giuseppe , ho 39 anni, sono sposato da dieci, senza figli. Vivo in Emilia-Romagna e lavoro come architetto in uno studio privato. Da fuori, tutto sembra in equilibrio: casa nostra è ordinata, la routine funziona, le cene con amici ci sono ancora. Ma dentro quel “funziona” si è perso qualcosa.
Con mia moglie Paola, i primi anni sono stati pieni di affetto, rispetto e vera complicità. Eravamo due anime affini, con una voglia sincera di costruire qualcosa. Ma poi è arrivata la stanchezza: il lavoro, le incombenze quotidiane, le parole sempre più rare. Dormiamo ancora nello stesso letto, ma spesso senza sfiorarci nemmeno. Le nostre conversazioni sono logistiche, mai emotive. L’amore non è sparito, ma è diventato silenzioso.
Tutto è cambiato questa estate, durante una vacanza che inizialmente avevo quasi evitato. Un amico di vecchia data mi ha invitato per una settimana nel suo casale in Salento. Paola, presa dal lavoro, non è venuta. Pensavo di rilassarmi, prendere un po’ di sole e basta. Invece, lì ho incontrato Serena, 35 anni, insegnante di yoga, ospite di un’amica del mio amico.
Serena è arrivata la seconda sera, con un vestito leggero e un sorriso che sembrava sapere ascoltare anche prima di parlare. Non so bene come sia successo: passeggiate sulla spiaggia, chiacchiere notturne sotto le stelle, un bagno all’alba dopo una serata di musica dal vivo. Con lei ho sentito di nuovo quella scintilla che credevo di aver dimenticato. Parlare con Serena era facile, naturale. Ogni gesto, ogni sguardo aveva un’intesa profonda, eppure rispettosa.
Non è successo niente di fisico, e lo dico con onestà. Nessun bacio, nessuna carezza sfuggita. Ma dentro di me, è successo tutto. Da quando sono tornato, ci scriviamo ogni giorno. Frasi leggere, ma cariche di sottintesi. Lei non mi ha mai chiesto nulla, non mi ha mai messo pressione. Ma io mi sento lacerato.
Da una parte c’è mia moglie, il nostro passato condiviso, una vita costruita insieme. Dall’altra, c’è questa donna che ha risvegliato qualcosa che credevo morto. Non so se sto idealizzando Serena o se davvero con lei potrei essere felice. Ho paura di buttare via dieci anni per un’illusione. Ma ho anche paura di restare per abitudine e spegnermi lentamente.
Sono tornato alla mia routine, ma la mente è sempre altrove. E non riesco a immaginare di troncare del tutto con Serena, ma neppure a continuare così.
Cosa devo fare? Come mi devo comportare?
Confuso e diviso,
Giuseppe
Risposta della Redazione:
Caro Giuseppe,
grazie per la tua lettera, densa di emozioni vere e di una sincerità che colpisce.
Quello che stai vivendo non è raro, ma questo non lo rende meno doloroso. Quando una relazione si trasforma nella sua forma più stabile – quotidiana, prevedibile – spesso dimentichiamo che anche l’amore ha bisogno di manutenzione. Serena, con la sua energia nuova, ti ha ricordato chi eri e forse chi vorresti tornare a essere. Ma attenzione: l’idealizzazione è potente e ingannevole, soprattutto quando nasce in un contesto sospeso come una vacanza.
Ti consigliamo, prima di tutto, di parlare con tua moglie. Non necessariamente della presenza di Serena, ma della vostra distanza emotiva. Prova ad aprire uno spazio di dialogo sincero, vulnerabile. Vedi se c’è ancora un terreno comune su cui ricostruire. A volte, una crisi può diventare un’occasione per rinascere insieme.
Quanto a Serena, cerca di mettere in pausa per un momento il contatto. Non come una punizione, ma come una scelta consapevole per capire se ciò che senti è autentico o frutto di un bisogno di evasione.
Non esistono scelte giuste senza dolore. Ma qualunque decisione prenderai, che sia restare o andare, fallo con verità. Non verso gli altri, prima di tutto verso te stesso.
Con empatia e rispetto,
La Redazione di “La Posta di Insider”
Questa storia riflette situazioni reali, ma i fatti e i nomi sono stati anonimizzati. Pertanto, eventuali somiglianze con persone reali o fatti accaduti sono puramente casuali e non intenzionali.