Un nuovo capitolo si aggiunge alla complessa vicenda del delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, con la decisione del cosiddetto “supertestimone” di uscire dall’ombra. Si chiama Gianni Bruscagin, e per la prima volta ha deciso di mostrare il suo volto pubblicamente nella trasmissione Le Iene, raccontando il suo coinvolgimento e denunciando di essere stato diffamato dall’avvocato della famiglia Poggi.
“Mi hanno cercato loro, poi mi hanno zittito”
Bruscagin ha spiegato di essere stato contattato direttamente dal legale dei Poggi, con cui si sarebbe incontrato nella sua abitazione. “Mi ha chiesto aiuto – racconta – ma quando ho parlato di Stefania Cappa, la cugina della vittima, mi ha subito interrotto, dicendomi che c’era già un’indagine in corso”.
Secondo il suo racconto, non gli fu suggerito di rivolgersi alle forze dell’ordine, ma fu lui a farlo spontaneamente, avvisando un colonnello di Milano, che però lo avrebbe messo in guardia sulla gestione del caso. “Mi disse che rischiavo di finire nei guai io, che non mi fidassi di chi stava indagando”.
Il dettaglio inquietante su Stefania Cappa
Bruscagin riferisce quanto gli sarebbe stato raccontato da due persone oggi decedute: la cugina della vittima sarebbe stata vista in stato di agitazione mentre cercava di entrare nella casa della nonna con un borsone proprio nel giorno del delitto. Cappa non è mai stata indagata, ma il supertestimone sostiene che quella testimonianza avrebbe dovuto essere approfondita sin dall’inizio.
Per non dimenticare i dettagli, aveva annotato tutto su alcuni foglietti in ospedale, che ha mostrato durante l’intervista a Le Iene: “L’ho fatto per memoria, perché sapevo che prima o poi sarebbe servito”.
“Io ho detto la verità, non ho paura di niente”
Bruscagin respinge ogni accusa di protagonismo o falsità. “Ho raccontato esattamente ciò che ho vissuto. Non sono io a dover temere qualcosa. Sono stati altri a cercarmi, e ora vengo accusato di mentire solo perché la mia versione dei fatti è scomoda”.
Un testimone chiave o una figura controversa?
La testimonianza di Bruscagin riapre una ferita ancora viva nell’opinione pubblica italiana. Il delitto di Garlasco, che vide la condanna definitiva di Alberto Stasi, continua a generare dubbi, ombre e voci alternative. La decisione del supertestimone di uscire allo scoperto, dopo quasi 18 anni, potrebbe riaccendere l’attenzione sulla vicenda.
Per ora, nessuna replica ufficiale è giunta dall’avvocato della famiglia Poggi. Intanto, l’intervento di Bruscagin solleva nuovi interrogativi e rilancia una domanda rimasta irrisolta: sappiamo davvero tutto su quello che è accaduto a Garlasco?