Dopo mesi di tensioni e trattative, governo e Regioni hanno raggiunto un accordo sul delicato tema delle liste d’attesa sanitarie. Al centro del dibattito, un decreto attuativo che introduce la possibilità per lo Stato di intervenire in sostituzione di una Regione, qualora emergano gravi ritardi nella gestione delle prestazioni sanitarie.
L’intesa, frutto di un compromesso tra l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e i presidenti regionali, stabilisce paletti rigorosi per l’attivazione dei poteri sostitutivi, ridimensionando l’iniziale ipotesi di interventi diretti da parte del ministero della Salute.
Quando e come lo Stato potrà intervenire
Secondo quanto concordato, sarà un apposito Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, gestito dal ministero della Salute, ad avviare le segnalazioni in caso di inefficienze gravi. Tuttavia, l’azione statale sarà limitata a provvedimenti specifici e non sostitutiva dell’intero sistema regionale.
Il procedimento prevede:
- una prima fase di segnalazione, con 30 giorni di tempo per la Regione per replicare o intervenire;
- se la risposta non è soddisfacente, si apre un ulteriore periodo di 60-90 giorni (a seconda della gravità e completezza delle risposte);
- solo al termine di questo iter, l’Organismo potrà impartire linee guida vincolanti o, in alternativa, adottare direttamente i provvedimenti necessari.
In sostanza, il governo interverrà solo come ultima risorsa, dopo aver lasciato ampio margine di manovra alle Regioni.
Le altre novità del decreto per ridurre le attese
Il decreto, varato un anno fa ma rimasto in gran parte inapplicato, ha come obiettivo principale quello di ridurre drasticamente le liste d’attesa nel Servizio sanitario nazionale. Secondo i dati più recenti, oltre sei milioni di italiani hanno rinunciato a visite o esami, e quattro milioni lo hanno fatto per i tempi troppo lunghi.
Tra le misure previste:
- la creazione di una piattaforma nazionale unica per la gestione delle liste d’attesa, ancora in fase di sviluppo;
- il coinvolgimento dei privati accreditati nei centri di prenotazione regionali, in modo da indirizzare i pazienti dove si trova prima disponibilità, sia pubblico che privato;
- l’introduzione di poteri sostitutivi dello Stato, ora regolati con tempi certi e criteri condivisi.
Con l’accordo raggiunto, si apre una nuova fase nella lotta alle inefficienze della sanità pubblica, con l’obiettivo di garantire tempi più rapidi e accesso equo alle cure. Ma la sfida resta aperta: senza un’effettiva applicazione delle misure, il rischio è che il decreto resti solo sulla carta.