Un video pubblicato su TikTok da un detenuto in Alta Sicurezza ha riportato l’attenzione sul drammatico stato del carcere La Dogaia di Prato, mostrando immagini di quotidiana illegalità tra telefonini, droga, armi artigianali e musica in sottofondo. La clip, divenuta virale, ha dato nuova forza all’inchiesta della Procura di Prato, che descrive il penitenziario come un ambiente criminale sfuggito al controllo dello Stato.
Cellulari, armi e droga: il carcere è nelle mani dei detenuti?
Durante una recente perquisizione durata sette ore, sono stati sequestrati oggetti vietati come una lama affilata, cacciaviti, cuffie bluetooth, scarpe modificate per nascondere droga e persino un cellulare occultato nel frigorifero. In un solo anno sono stati sequestrati 41 dispositivi mobili, ma le ispezioni non sembrano frenare il fenomeno. Il sospetto degli inquirenti è chiaro: complicità interne tra polizia penitenziaria e detenuti.
Secondo la Procura, vi sarebbe anche un collegamento con una casa di accoglienza nei pressi del carcere, usata come base logistica per lo scambio di droga e ordini esterni.
Violenze e rivolte: un carcere fuori controllo
Il quadro si aggrava con episodi di violenze estreme tra detenuti: almeno due violenze e casi di tortura con pentole bollenti e bastoni. A ciò si aggiungono due rivolte violente avvenute il 4 giugno e il 5 luglio, durante le quali i detenuti hanno sfondato cancelli, incendiato materiale e lanciato minacce di morte. Solo l’intervento dei reparti antisommossa ha evitato il peggio.
Personale insufficiente e struttura allo sbando
A fronte di 576 detenuti, operano solo 270 agenti penitenziari, ben al di sotto dei 360 previsti. Manca un direttore titolare, un comandante stabile e diverse figure chiave come psicologi, medici ed educatori. L’ambiente è descritto come infestato da cimici, scabbia e scarafaggi, con oltre 200 casi di autolesionismo e 4 suicidi solo nel 2024.
Reazioni istituzionali: interrogazioni e promesse
La Procura prosegue con le indagini, mentre a livello nazionale il deputato PD Marco Furfaro, insieme a Debora Serracchiani, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere interventi urgenti. Anche il Comune di Prato ha convocato un consiglio straordinario, ma al momento le misure concrete tardano ad arrivare.
Nel frattempo, i video girati all’interno del carcere continuano a circolare sui social, simbolo e prova tangibile di un carcere che sembra governato più dai detenuti che dallo Stato.