Un nuovo accordo tra Washington e Kiev segna una svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina. La firma sull’intesa per l’accesso ai minerali strategici ucraini ha permesso agli USA di sbloccare la vendita di armi per oltre 50 milioni di dollari, sospesa dopo l’insediamento del secondo mandato di Donald Trump.
L’intesa, che prevede anche un fondo congiunto per la ricostruzione dell’Ucraina, è stata accolta come una vittoria parziale da Kiev dopo settimane di gelo diplomatico e tensioni nello Studio Ovale.
Pioggia di fondi e forniture: caccia F-16 e nuovi sistemi di difesa aerea
Oltre al via libera del Dipartimento di Stato alla vendita di equipaggiamento militare, è stato approvato anche un pacchetto per la fornitura di parti e tecnologie per i caccia F-16, del valore di 310 milioni di dollari, che coinvolge giganti dell’industria bellica come Lockheed Martin e BAE Systems.
«Questo accordo ci consentirà di difendere meglio il nostro Paese qui e ora», ha dichiarato il premier ucraino Denys Shmyhal.
Investimenti e ricostruzione: le clausole chiave del patto
L’accordo non si limita alla difesa. Gli Stati Uniti avranno accesso preferenziale alle risorse naturali ucraine, inclusi minerali rari, petrolio e gas, ma senza acquisirne la proprietà. I profitti generati dai nuovi progetti saranno completamente reinvestiti nell’economia ucraina per i prossimi dieci anni.
Tra le clausole più rilevanti:
- Nessun obbligo di rimborso a Kiev per i 350 miliardi di dollari richiesti in passato da Trump;
- Impegno congiunto a escludere entità pro-Russia dalla fase di ricostruzione;
- Nessuna preclusione alle ambizioni di adesione all’Unione Europea da parte dell’Ucraina.
Resta l’ombra dell’assenza di garanzie di sicurezza
Nonostante la portata storica dell’accordo, mancano ancora garanzie militari concrete da parte degli Stati Uniti. Tuttavia, il testo sottolinea che la sicurezza economica dell’Ucraina è vista come interesse strategico anche per Washington. Restano aperte molte incognite, soprattutto sul ritorno effettivo degli investimenti, che – secondo gli esperti – potrebbero impiegare decenni a concretizzarsi, in un Paese ancora in guerra e con aree minerarie occupate da Mosca.