La cittadina di Mammoth Lakes, nel cuore della California, è al centro di un nuovo allarme sanitario. Le autorità locali hanno confermato che tre persone sono decedute a causa dell’hantavirus, una rara ma pericolosa infezione virale trasmessa dai roditori. Tra le vittime, anche Betsy Arakawa, 65 anni, moglie dell’attore premio Oscar Gene Hackman, anch’egli trovato senza vita lo scorso 26 febbraio, morto però per cause diverse (insufficienza cardiaca aggravata dal morbo di Alzheimer).
Un virus silenzioso ma letale
L’infezione da hantavirus è particolarmente temuta per la sua rapidità di progressione e l’alta mortalità. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il virus è endemico in diversi stati del sud-ovest degli Stati Uniti, tra cui California, New Mexico, Arizona e Colorado. A Mammoth Lakes, sono stati registrati 27 casi dal 1993, ma il ritorno improvviso di tre infezioni mortali in così poco tempo ha fatto scattare l’allarme.
«Il verificarsi di tre casi in un breve periodo di tempo mi preoccupa, soprattutto in questo periodo dell’anno», ha dichiarato Tom Boo, responsabile della sanità pubblica della contea.
Come si trasmette l’hantavirus
L’hantavirus si trasmette principalmente attraverso il contatto con urine, feci o saliva di roditori infetti, oppure inalando particelle virali disperse nell’aria in ambienti contaminati. Non è necessario il contatto diretto con l’animale: anche luoghi chiusi e polverosi, come cantine, soffitte o rifugi di montagna, possono rappresentare un rischio.
I sintomi e la gravità dell’infezione
La malattia può manifestarsi sotto due forme principali:
- Sindrome polmonare da hantavirus (HPS): provoca febbre alta, tosse secca, difficoltà respiratorie e può evolvere rapidamente in insufficienza respiratoria.
- Febbre emorragica con sindrome renale (HFRS): colpisce i reni e può portare a dolori addominali, problemi di filtrazione renale e in alcuni casi, necessità di dialisi.
Il periodo d’incubazione varia tra due e sei settimane. L’infezione può avere un decorso fulminante e letale in assenza di diagnosi e intervento tempestivi.
Non esiste una cura, solo supporto intensivo
Ad oggi, non esistono terapie specifiche contro l’hantavirus. Il trattamento è sintomatico e, nei casi gravi, può richiedere il ricovero in terapia intensiva con supporto respiratorio o dialisi. La prevenzione resta quindi l’unico vero alleato, e passa dalla bonifica degli ambienti potenzialmente infestati da roditori.
Il caso di Betsy Arakawa e degli altri due pazienti deceduti rappresenta un drammatico monito sull’importanza della vigilanza sanitaria e dell’informazione pubblica, soprattutto nelle aree dove la presenza del virus è già stata documentata.