Se pensavate che i social avessero stravolto il mondo del turismo, preparatevi a qualcosa di ancora più sorprendente: è l’era del “bakery tourism”, ovvero il turismo da forno. Una nuova tendenza globale che spinge sempre più persone a percorrere chilometri — spesso in condizioni estreme — per raggiungere un panificio artigianale sperduto, solo per assaggiare il croissant perfetto o un bun caramellato con la giusta quantità di burro.
I bakery pilgrims: quando il dolce vale il viaggio
Come i coniugi inglesi Dan e Dee Warren, diventati famosi per aver camminato 360 km attraverso la Scozia pur di raggiungere il Bakehouse di Mallaig e assaggiare una brioche ai frutti rossi e crema pasticcera. O come i tanti clienti del panificio Lannan a Edimburgo, che volano da Canada e Nuova Zelanda per un cherry tart al pistacchio.
Il culto del forno: dalla Scozia alla Corea
In Corea del Sud, il fenomeno ha persino un nome ufficiale: bbangjisullae, unione tra “pane” e “pellegrinaggio”. I più appassionati prendono treni notturni per essere lì all’alba, davanti al forno ancora caldo. In Galles, a Bath e in tutta l’Inghilterra, le file iniziano prima dell’apertura. A ogni panificio, una storia e una ricetta diventano leggenda.
Dimentica i ristoranti stellati: il vero lusso è il pane caldo
Un croissant da 5 o 6 euro? Per i bakery traveller è un’esperienza sensoriale, non un semplice acquisto. Per molti, è il viaggio perfetto: niente folle, niente itinerari obbligati, solo una panchina, un sacchetto marrone e il profumo avvolgente del burro. Un modo per riscoprire la lentezza, i sapori autentici e — soprattutto — il piacere del cibo semplice fatto bene.