La Cina ha sospeso l’esportazione di terre rare pesanti e magneti, materiali essenziali per l’industria automobilistica, aerospaziale, elettronica e militare. A diffondere la notizia è il New York Times, che parla di una ritorsione diretta ai dazi imposti dal presidente Trump, entrati in vigore lo scorso 2 aprile.
La misura, altamente strategica, prevede lo stop alle spedizioni da numerosi porti cinesi. Tutto è in attesa dell’introduzione di un nuovo sistema di licenze all’esportazione, che potrebbe escludere in modo permanente alcune aziende, in particolare quelle legate alla difesa statunitense.
Un colpo globale: coinvolti anche Europa e Giappone
Il blocco cinese non colpisce solo gli Stati Uniti, ma si estende a tutti i Paesi importatori, tra cui Giappone e Germania. La mossa ha effetti immediati sui mercati, poiché la Cina detiene:
- Il 99% della produzione mondiale di terre rare pesanti
- Il 90% dei magneti ad alta potenza
Tra i principali fornitori mondiali c’è la JL Mag di Ganzhou, partner di colossi come Tesla e BYD. La stessa azienda fu teatro, nel 2019, di una visita simbolica di Xi Jinping, all’apice della prima guerra commerciale tra Pechino e Washington.
Verso una crisi industriale?
Le nuove norme cinesi impongono il rilascio di licenze speciali per l’export, ma il meccanismo non è ancora operativo. Intanto, l’industria globale teme un’imminente carenza di materiali cruciali per lo sviluppo tecnologico e la transizione energetica.
Le terre rare e i magneti interessati dalle restrizioni sono fondamentali per:
- Motori elettrici
- Chip e semiconduttori
- Sistemi di difesa avanzati
- Satelliti e tecnologie aerospaziali
Xi in Vietnam: cooperazione asiatica e frecciate agli USA
Il blocco arriva proprio nel giorno in cui il presidente cinese Xi Jinping si trova in Vietnam, dove ha firmato 45 accordi di cooperazione bilaterale. Durante l’incontro con i leader vietnamiti, Xi ha lanciato un messaggio chiaro agli Stati Uniti: “Contrastiamo insieme il bullismo unilaterale”, ha detto, secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua.
Il presidente ha anche definito i rapporti tra Hanoi e Pechino come quelli tra “parenti che devono visitarsi spesso”, aprendo le porte del “mega mercato cinese” al vicino del Sudest asiatico.
La decisione di Pechino rischia di riaccendere lo scontro economico globale, con ripercussioni su catene di approvvigionamento, produzione industriale e innovazione tecnologica. Le prossime mosse di Washington – e la reazione di Europa e Giappone – determineranno gli equilibri dei prossimi mesi.