Le pensioni 2026 saranno più consistenti grazie alla rivalutazione legata all’inflazione, ma non tutti i pensionati potranno beneficiarne in egual misura. Secondo le prime stime del Documento di economia e finanza approvato dal governo il 9 aprile, è previsto un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente.
L’aumento deriva da una crescita contenuta dell’inflazione registrata nei primi mesi del 2025, ed è in linea con quanto stabilito dalla legge n. 448 del 1998, che disciplina i meccanismi di adeguamento.
Come si calcola l’aumento dell’assegno
L’aumento delle pensioni sarà scaglionato su tre livelli, in base all’importo percepito:
- 100% della rivalutazione per gli assegni fino a quattro volte la pensione minima
- 90% della rivalutazione per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo
- 75% della rivalutazione per la quota che eccede le cinque volte il minimo
Nel 2024, la pensione minima era di 598,61 euro. Questo significa che:
- Fino a 2.394,44 euro mensili, la rivalutazione sarà piena;
- Tra 2.394,45 e 2.993,05 euro, si applica il 90% dell’adeguamento;
- Sopra i 2.993,05 euro, si riduce al 75%.
Nel 2025, con un incremento stimato, la pensione minima dovrebbe salire a 603,40 euro, ridefinendo le soglie:
- Fino a 2.413,60 euro: rivalutazione al 100%;
- Tra 2.413,61 e 3.017 euro: rivalutazione al 90%;
- Oltre i 3.017 euro: rivalutazione al 75%.
A quanto ammonteranno gli aumenti reali
Ecco alcuni esempi concreti di aumento mensile delle pensioni a partire dal 2026:
- Pensione fino a 1.000 euro: aumento di circa 8 euro
- Pensione da 2.000 euro: incremento di circa 16 euro
- Pensione da 3.000 euro: aumento fino a 24,63 euro
- Pensione da 5.000 euro: incremento di circa 37,50 euro
Anche l’assegno sociale subirà un piccolo aumento, passando da 534,41 a 539,75 euro, mentre le pensioni di invalidità civile saliranno da 333,33 a 336,66 euro.
Possibile incremento straordinario delle minime
Il governo starebbe valutando un adeguamento straordinario delle pensioni minime. Se la rivalutazione salisse al 2,2%, il nuovo importo arriverebbe a 617,90 euro. Con un tasso del 2,7%, si potrebbe raggiungere quota 620 euro mensili.
Penalizzati i nuovi pensionati
Non tutte le notizie, però, sono positive. Chi andrà in pensione tra il 2025 e il 2026 rischia di ricevere assegni leggermente più bassi a causa dei nuovi coefficienti di trasformazione, che determinano il valore della pensione rispetto ai contributi versati.
Ad esempio, secondo una simulazione de Il Messaggero, un lavoratore di 67 anni con 400.000 euro di contributi riceverà nel 2025 un assegno annuo di 22.432 euro. Se si fosse ritirato nel 2024, avrebbe ottenuto 22.892 euro, ovvero 460 euro in più.
L’adeguamento delle pensioni 2026 porterà benefici concreti, soprattutto a chi percepisce importi inferiori. Tuttavia, sarà fondamentale conoscere le soglie di riferimento e il meccanismo di rivalutazione a scaglioni per capire quanto effettivamente si potrà incassare. Chi si avvicina alla pensione dovrà valutare con attenzione il momento del ritiro, per evitare possibili penalizzazioni.