Una lettera scritta in carcere per chiedere perdono al Papa dopo aver ucciso la sua ex fidanzata. È il gesto di Alessio Tucci, 18 anni, reo confesso del femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne assassinata ad Afragola lo scorso 26 maggio. Il giovane ha affidato lo scritto a un sacerdote volontario, sperando che arrivi tra le mani di Papa Leone XIV.
“Prega per lei”: la richiesta dietro le sbarre
Nel messaggio, Alessio Tucci chiede al Santo Padre di pregare per la ragazza che ha ucciso e di perdonarlo per il gesto compiuto. Un tentativo di redenzione che ha suscitato profonda indignazione nell’opinione pubblica e, soprattutto, una reazione di dolore e rabbia da parte della famiglia della vittima.
La madre di Martina: “Niente perdono. Fine pena mai”
Non si è fatta attendere la risposta straziante della madre di Martina, che sui social ha scritto:
“Spero, caro Papa, che non gli risponderete neanche. Un mostro ha ucciso la mia unica figlia, la mia vita. Il delitto che ha fatto lui non lo avrebbe commesso nemmeno un serial killer. Io voglio solo giustizia. Fine pena mai.”
Il post è stato condiviso da migliaia di utenti, diventando un simbolo della lotta contro ogni tentativo di umanizzare o giustificare un femminicidio.
Le indagini si concentrano su dispositivi digitali
Sul fronte investigativo, le indagini proseguono senza sosta. Coordinata dalla Procura di Napoli Nord, l’inchiesta ora si concentra su sette dispositivi informatici sequestrati: tablet e smartphone appartenenti al ragazzo, alla sua famiglia e alla stessa Martina. Dopo la verifica dell’integrità, è iniziata la copia forense dei dati, affidata ai carabinieri della sezione Cyber Investigation del comando provinciale di Napoli.
Accusa pesantissima: omicidio aggravato e occultamento
Alessio Tucci è detenuto in carcere e risulta formalmente indagato per omicidio pluriaggravato, con l’aggravante della crudeltà, oltre che per occultamento di cadavere. La famiglia di Martina è assistita dall’avvocato Sergio Pisani, che ha nominato come consulente informatico il professor Lorenzo Laurato, incaricato di esaminare i dispositivi insieme agli inquirenti.
Un caso che scuote l’Italia
Il delitto di Martina ha riacceso il dibattito sul femminicidio tra minori, sulle responsabilità sociali e sull’importanza della prevenzione nelle relazioni violente anche in giovane età. Intanto, la lettera di Alessio Tucci al Papa, anziché avvicinare alla comprensione, sembra riaprire ferite mai richiuse.