Mentre gli Stati Uniti impongono nuovi dazi e si irrigidiscono sul commercio globale, in Francia esplode la protesta pacifica: boicottare i brand simbolo dell’America. Secondo un sondaggio pubblicato su Libération, oltre sei francesi su dieci si dicono favorevoli a evitare l’acquisto di prodotti statunitensi, in segno di opposizione alle politiche economiche di Washington.
Coca-Cola, McDonald’s, Apple: chi è nel mirino
Tra le aziende più colpite dal boicottaggio ci sono Coca-Cola, McDonald’s, Starbucks, Apple, Microsoft, Tesla, Nike e persino Airbnb. Il messaggio è chiaro: meno prodotti americani nella vita quotidiana dei consumatori francesi. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo il portafoglio.
Boicottaggio di classe? Parlano i numeri
Il sostegno alla protesta è fortemente legato a età e reddito: ad aderire sono in prevalenza gli over 65 e chi percepisce oltre 2.400 euro al mese. Un dettaglio che fa emergere un nodo importante: boicottare richiede consapevolezza, ma anche disponibilità economica. Come ammette Jade, 15 anni, intervistata davanti a un McDonald’s di Parigi: “Capisco le ragioni del boicottaggio, ma noi studenti non possiamo permettercelo”.
Una protesta che vive (soprattutto) sui social
L’hashtag #BoycottUSA continua a guadagnare visibilità online, ma resta il dubbio: quanti tra coloro che sostengono il boicottaggio agiscono davvero di conseguenza? I dati concreti sui consumi non sono ancora noti, e resta il sospetto che per molti il boicottaggio sia solo una dichiarazione d’intenti più che un cambiamento reale delle abitudini.
Il boicottaggio francese contro le multinazionali americane è il segnale di un malessere crescente verso le logiche economiche globali. Ma tra proteste social, gap generazionale ed esigenze quotidiane, la reale efficacia di questa battaglia resta tutta da verificare.