Cinque suore di clausura hanno lasciato improvvisamente il convento di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, dopo l’allontanamento dell’ex badessa Suor Aline Pereira Ghammachi, la più giovane in Italia a ricoprire quel ruolo. A provocare la rottura sarebbe stata una lettera inviata a Papa Francesco da quattro consorelle, contenente accuse di maltrattamenti che la religiosa definisce «false e infondate».
Le accuse e il commissariamento
Secondo quanto riferito dalla stessa ex badessa, il caso sarebbe esploso due anni fa, quando una missiva indirizzata al Santo Padre denunciava presunti atteggiamenti vessatori. Il documento è arrivato al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, che ha disposto il commissariamento del convento e la destituzione di suor Aline. Una decisione che, secondo la religiosa, sarebbe stata presa senza verificare l’effettiva veridicità delle accuse.
«Il mio allontanamento è avvenuto senza che nessuno ascoltasse la mia versione dei fatti», ha dichiarato. «Anche altre suore hanno smentito il contenuto della lettera».
Defezioni e clima teso
L’ambiente all’interno del convento sarebbe diventato invivibile, a detta delle religiose che hanno scelto di andarsene. Alcune di loro si sono presentate alla caserma dei carabinieri per comunicare formalmente la propria uscita dall’istituto. La stessa ex badessa denuncia un clima teso generato dalla gestione commissariale e da decisioni imposte dall’alto.
«Siamo profondamente turbate da tutto ciò che è successo», racconta.
Attività sospese e comunità in difficoltà
Oltre alla fuga delle consorelle, la vicenda ha avuto gravi ripercussioni anche sulle attività sociali e solidali portate avanti dal convento. Interrotti progetti importanti come:
- L’orto gestito da persone con disabilità
- La produzione di miele, creme naturali e aloe
- Il piccolo vigneto
- L’ascolto e il sostegno a donne in difficoltà e persone sole
Attività che avevano reso l’istituto un punto di riferimento per la comunità locale.
L’appello alla verità
Ora suor Aline spera che la vicenda possa essere chiarita anche attraverso vie legali:
«La verità deve venire alla luce. Non possiamo permettere che il silenzio cancelli il bene fatto. La speranza non deve mai mancare, ce lo ha insegnato anche Papa Francesco».