È rientrata solo dopo ore di tensione la rivolta esplosa nel carcere di Marassi, a Genova, una delle più gravi sommosse penitenziarie degli ultimi anni. Circa cento detenuti si sono ammutinati, provocando devastazioni, feriti e momenti di panico sia all’interno che all’esterno della struttura. A scatenare la protesta, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata una presunta violenza sessuale ai danni di un detenuto, che ha innescato l’esplosione di rabbia.
Celle distrutte, feriti tra gli agenti e detenuti sui tetti
La sommossa è scoppiata nella seconda sezione del carcere, dove un gruppo di reclusi ha forzato le celle, estendendo rapidamente il caos a tutta l’area. Alcuni detenuti sono saliti sui tetti e sui camminamenti esterni, arrivando fino alla barriera prima del muro di cinta, minacciando l’evasione. Solo dopo un lungo confronto, i rivoltosi sono rientrati spontaneamente.
Il bilancio è pesante: due agenti della polizia penitenziaria sono stati portati in ospedale, altri due medicati sul posto. Numerose le celle completamente devastate, con danni ingenti anche alle aule scolastiche del piano terra. L’intervento tempestivo di oltre cento agenti, in parte provenienti da altri istituti liguri, ha permesso di contenere e sedare i disordini. Le operazioni per il ripristino della sicurezza sono ancora in corso.
L’origine della rivolta: presunta violenza taciuta
Secondo fonti sindacali, la scintilla della sommossa sarebbe stato un episodio di violenza sessuale tra detenuti, rimasto irrisolto. Le grida dai tetti denunciavano abusi e silenzi istituzionali. “Se la scintilla è un presunto stupro – ha dichiarato Aldo Di Giacomo, del sindacato di polizia penitenziaria – non ci sorprende: casi del genere sono frequenti, ma spesso taciuti per vergogna o paura”. A far da detonatore resta sempre il sovraffollamento cronico delle carceri italiane.
Marassi, carcere al collasso tra sovraffollamento e mancanza di risorse
Il carcere di Marassi, in funzione dal 1898, è da tempo al centro delle critiche per le sue condizioni strutturali critiche, il sovraffollamento e la carenza di personale. Sindacati e operatori denunciano da anni la mancanza di spazi, risorse e programmi di riabilitazione reale. A nulla servono, secondo gli addetti ai lavori, soluzioni temporanee come le cosiddette “stanze dell’amore”, che non affrontano il nodo della tensione affettiva e sessuale tra i reclusi.
Massima allerta e presidio delle forze dell’ordine
Durante la rivolta, l’intera zona attorno al carcere – in via del Faggio e piazzale Marassi – è stata blindata da un imponente dispositivo di sicurezza: polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale hanno presidiato ogni accesso, chiudendo le strade al traffico. Gli insegnanti e il personale scolastico interno sono stati messi in salvo. “Non ho mai vissuto nulla di simile”, ha raccontato Simonetta Colello, docente dell’istituto penitenziario, visibilmente scossa.
L’episodio di Marassi riapre il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane, troppo spesso teatro di violenze, degrado e abbandono istituzionale. Le indagini proseguono, ma la protesta di ieri è un segnale d’allarme impossibile da ignorare.