Siamo sempre più affaticati, anche quando dormiamo a sufficienza, mangiamo in modo equilibrato e facciamo attività fisica. La stanchezza cronica è ormai uno dei sintomi più diffusi, tanto da meritare una sigla in ambito medico: TATT, ovvero “Tired All The Time”. Ma le ultime ricerche scientifiche mostrano che il motivo potrebbe non essere nel corpo… ma nel cervello.
Una condizione diffusa e difficile da diagnosticare
Secondo un’analisi condotta in 32 Paesi, almeno 1 adulto sano su 5 lamenta affaticamento persistente. Il senso di fiacchezza costante, spiegano gli esperti, non è solo una conseguenza di troppo sport, lavoro o stress, ma può essere legato a un meccanismo interno più sofisticato, in cui il cervello gioca un ruolo centrale.
L’energia non è solo una questione di calorie
Contrariamente a quanto si crede, sentirsi energici non dipende soltanto da quanto mangiamo o da quante ore dormiamo. La vera chiave è il modo in cui il cervello interpreta la disponibilità di energia nelle cellule.
Qui entra in gioco un concetto poco noto ma cruciale: l’enterocezione. Si tratta della capacità del cervello di monitorare i segnali interni del corpo – come battito cardiaco, livelli ormonali e stress – e di valutare se sia il caso di attivare o risparmiare energia. Questo “sesto senso” agisce per lo più inconsciamente, ma influenza il nostro umore, la percezione della fatica e le prestazioni fisiche e mentali.
Il ruolo dei mitocondri: quando le centrali dell’energia si spengono
Al centro del sistema energetico ci sono i mitocondri, le vere “batterie” delle cellule. Quando funzionano correttamente, generano l’energia necessaria per tutte le funzioni vitali. Ma quando vengono sovraccaricati da troppo “carburante” – ad esempio in una dieta ricca di zuccheri semplici – si crea un blocco metabolico temporaneo. Il risultato? Un’improvvisa sensazione di stanchezza, anche se tecnicamente l’energia è disponibile.
Ecco perché snack dolci o pasti abbondanti non solo non aiutano, ma possono peggiorare l’umore e il senso di fiacchezza.
Lo stress brucia energia (e peggiora la percezione)
Anche lo stress, fisico o emotivo, ha un impatto diretto sulla nostra capacità energetica. Secondo Martin Picard della Columbia University, lo stress può aumentare del 60% il consumo di energia cellulare, accelerando il degrado mitocondriale e riducendo l’efficienza del corpo. Inoltre, lo stress cronico stimola la produzione di cortisolo, l’ormone che comunica al cervello un’emergenza: “conserva energia”.
Il risultato è una percezione alterata del nostro stato fisico. Come spiega la neuroscienziata Lisa Feldman Barrett, il cervello costruisce una “migliore ipotesi” sul nostro stato corporeo. Quando le aspettative non corrispondono ai segnali reali, ci sentiamo improvvisamente svuotati, anche senza cause fisiche evidenti.
Perché invecchiando ci sentiamo più stanchi?
Una molecola chiamata GDF15 è oggi al centro degli studi sull’invecchiamento e la fatica cronica. Quando le cellule sono stressate o danneggiate – da infezioni, lesioni, emozioni forti o semplicemente dal tempo – rilasciano questa proteina, che informa il cervello di risparmiare energia.
Secondo gli esperti dell’Università di Cambridge, i livelli di GDF15 aumentano del 25% ogni dieci anni, contribuendo alla sensazione di affaticamento tipica dell’età avanzata. Il corpo, per difendersi, riduce il consumo energetico: muscoli più deboli, capelli che ingrigiscono, entusiasmo che cala.
Come sentirsi meno stanchi (anche senza dormire di più)
Se la stanchezza è in parte una costruzione cerebrale, allora possiamo intervenire anche sulla percezione della nostra energia. Ecco alcune strategie che la scienza conferma efficaci:
- Profondo riposo: meditazione, respirazione e preghiera aiutano il cervello a “staccare”, migliorando l’efficienza energetica.
- Attività fisica moderata: brevi sessioni di movimento stimolano i mitocondri, li rigenerano e migliorano la produzione di energia.
- Alimentazione consapevole: evitare picchi glicemici e preferire cibi ricchi di fibre e grassi buoni mantiene l’equilibrio energetico.
- Relazioni positive: stare con le persone giuste può influire positivamente sul cervello, migliorando il tono dell’umore e la vitalità.
La vera energia, insomma, non arriva solo dal cibo o dal sonno, ma da un sottile equilibrio tra mente e corpo, gestito da processi neurologici e cellulari profondi. Conoscere questi meccanismi è il primo passo per vivere con più consapevolezza e meno stanchezza.