Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, lo scorso anno ha registrato il più alto numero di esecuzioni degli ultimi dieci anni, con Iran, Arabia Saudita e Iraq in testa alla classifica delle condanne a morte.
Esecuzioni capitali in aumento nel mondo
Nel 2024 si è registrato un drammatico incremento delle esecuzioni capitali, raggiungendo la cifra più alta dell’ultimo decennio. Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, almeno 1.518 persone sono state giustiziate in soli 15 Paesi, segnalando un allarmante ritorno all’uso estensivo della pena di morte.
Iran, Arabia Saudita e Iraq guidano la classifica
Il 91% delle esecuzioni globali si è concentrato in tre Paesi del Medio Oriente: Iran, Arabia Saudita e Iraq. L’Iran ha registrato almeno 972 condanne a morte, rappresentando il 64% del totale mondiale, con un inquietante aumento delle pene capitali per reati legati alla droga e l’esecuzione di almeno 30 donne. L’Arabia Saudita ha più che raddoppiato il numero rispetto all’anno precedente con 345 esecuzioni, mentre l’Iraq ha quadruplicato le sue, toccando almeno 63 casi.
Pena di morte come strumento di repressione
Il report denuncia l’impiego della pena capitale non solo per reati gravi, ma anche come strumento di repressione politica e sociale. In Iran e Arabia Saudita, la condanna a morte è stata usata per colpire dissidenti politici, minoranze etniche e religiose, e persino manifestanti. Questa pratica evidenzia un abuso sistematico del potere giudiziario per zittire il dissenso interno.
Il numero dei Paesi giustizieri è in calo
Nonostante il picco di esecuzioni, si registra un dato positivo: il numero di Stati che hanno effettuato condanne a morte è il più basso mai registrato per il secondo anno consecutivo. Solo 15 Paesi hanno applicato la pena di morte nel 2024, mentre oltre 100 nazioni l’hanno abolita. Inoltre, più di due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite hanno sostenuto una moratoria globale sulla pena capitale.
L’Italia e la lunga battaglia contro la pena di morte
L’Italia si conferma tra i Paesi storicamente contrari alla pena capitale. La sua abolizione risale al 1786 nel Granducato di Toscana, prima nazione al mondo ad eliminarla. Dopo un percorso discontinuo, l’Italia ha definitivamente eliminato la pena di morte dal proprio ordinamento nel 1994, estendendo l’abolizione anche al codice penale militare. Dal 2007, è stata espunta dalla Costituzione italiana, anche per quanto riguarda le leggi di guerra.
Una sfida ancora aperta
Il 2024 ha messo in luce la persistente minaccia della pena di morte in molte aree del mondo. Mentre alcuni regimi continuano a impiegarla per sopprimere il dissenso e controllare la società, la tendenza globale punta verso un rifiuto crescente di questa pratica, riconosciuta come inumana e degradante. Il cammino verso l’abolizione universale resta lungo, ma il sostegno internazionale continua a crescere.