Tra il 2022 e il 2024, quasi mezzo milione di persone ha lasciato l’Italia per trasferirsi stabilmente all’estero. Solo nel 2024, secondo i dati elaborati dal Sole 24 Ore su base Istat, si contano 191mila cancellazioni dall’anagrafe, con un incremento del +20% rispetto al 2023, anno che ne aveva registrate 158mila. Si tratta del dato più alto registrato negli anni Duemila, con una crescita trainata soprattutto dagli italiani diretti in Germania, Spagna e Regno Unito.
Nord più colpito del Sud: Bolzano in testa
Il fenomeno colpisce in modo particolare le province di confine e i grandi centri del Nord Italia. Le aree con i tassi più alti di emigrazione sono:
- Bolzano: 18,4 emigrati ogni mille residenti
- Imperia, Trieste, Como e Sondrio: subito dietro
- Milano: 33.814 emigrati in tre anni (10,5 ogni mille)
- Bologna: 9.461 emigrati (9,4 ogni mille)
Fattori determinanti sono l’aumento della pressione fiscale sui frontalieri (dovuto al nuovo accordo fiscale Italia-Svizzera), il caro affitti e il minor costo della vita e degli studi all’estero.
Al contrario, nel Sud e nelle Isole il tasso di emigrazione è più contenuto, ma resta preoccupante il calo della popolazione residente: -1,1% al Sud e -1,3% nelle Isole, legato a bassa natalità e difficoltà economiche.
Giovani e laureati in fuga: l’Italia perde i suoi talenti
La cosiddetta “fuga di cervelli” si conferma un problema strutturale. Tra il 2013 e il 2022, oltre 350mila giovani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato il Paese, 132mila dei quali con una laurea. I rimpatri? Pochissimi. Il saldo negativo di 87mila laureati dimostra quanto l’Italia fatichi a trattenere capitale umano qualificato, sempre più attratto da opportunità migliori all’estero.
L’Italia affronta un inverno demografico sempre più rigido, aggravato dall’aumento delle emigrazioni. Giovani, professionisti e famiglie lasciano il Paese in cerca di stabilità, redditi più alti e qualità della vita. Una sfida enorme per il futuro, che richiede risposte urgenti a livello politico, economico e sociale.