Un volto scavato, occhi spenti, pelle grigia e naso affilato: sono questi alcuni dei segni clinici della facies hippocratica, un’espressione che può preannunciare la morte imminente. È questo l’aspetto che, secondo numerosi esperti, avrebbe mostrato Papa Francesco durante la sua ultima apparizione pubblica, il giorno di Pasqua, appena 24 ore prima del decesso.
I medici rianimatori e specialisti in malattie infettive conoscono bene questa condizione: si manifesta in pazienti con malattie terminali o gravi scompensi e rappresenta uno dei segnali più evidenti di un organismo ormai allo stremo. A sottolinearlo è anche l’infettivologo Matteo Bassetti, che ha commentato pubblicamente le immagini del Pontefice: “Quel volto era un chiaro segnale. Gli occhi scavati, il naso sottile, la pelle livida: tutto indicava uno stato critico. Si tratta della classica facies hippocratica”.
Che cos’è davvero la facies hippocratica
La facies hippocratica prende il nome dal medico greco Ippocrate, considerato il padre della medicina moderna, che fu il primo a descrivere questo fenomeno già nel V secolo a.C. Il termine latino facies indica l’aspetto caratteristico del viso associato a determinate condizioni patologiche. Nella sua accezione clinica, è l’espressione facciale che compare nei pazienti in fase terminale, spesso nelle ultime 24-48 ore di vita.
I tratti tipici includono:
- Occhi infossati e privi di espressione
- Tempie incavate
- Guance scavate
- Naso assottigliato e affilato
- Colorito grigiastro o livido della pelle
Questi cambiamenti riflettono la riduzione del flusso sanguigno alle zone periferiche del corpo, a favore degli organi vitali, quando l’organismo è in forte sofferenza.
Quando compare la facies: è sempre segnale di morte imminente?
Nonostante la sua drammaticità, la facies hippocratica non rappresenta necessariamente una condanna a breve termine. Può infatti comparire anche in condizioni critiche ma reversibili, come:
- Peritonite acuta
- Disidratazione severa
- Emorragie interne
- Crisi cardiache o respiratorie
In questi casi, un intervento tempestivo può invertire il decorso clinico e restituire al volto del paziente una parvenza di normalità. Tuttavia, nei soggetti anziani o con patologie croniche, la presenza di questa condizione è spesso il preludio a un epilogo inevitabile.
Un volto che racconta più di mille parole
L’immagine del volto stanco e scavato di Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi del 20 aprile 2025 ha riportato l’attenzione su questa manifestazione clinica, che continua a essere uno strumento di diagnosi visiva fondamentale per i medici. Osservare attentamente l’espressione di un paziente può fornire indicazioni preziose sul suo stato di salute generale, molto prima che lo facciano gli esami strumentali.