Il dottor Sergio Alfieri, 58 anni, è stato molto più che il coordinatore dell’équipe medica del Papa. Professore di Chirurgia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile dell’Unità di Chirurgia digestiva al Policlinico Gemelli di Roma, è l’uomo che ha condiviso con Papa Francesco gli ultimi momenti di vita, ma anche due delicatissime operazioni tenute segrete. Oggi, in una toccante intervista al Corriere della Sera, racconta per la prima volta quei momenti.
Il testamento spirituale: gli embrioni abbandonati
«A gennaio Papa Francesco mi ha detto che dovevamo occuparci degli embrioni abbandonati. È stato netto: “Sono vita. Sarebbe omicidio usarli per la sperimentazione o lasciarli morire”», ha dichiarato Alfieri. Il Pontefice stava cercando una soluzione concreta, anche con il Ministero della Salute, per renderli adottabili, ma non ha fatto in tempo a realizzare il suo desiderio.
Ora, spiega il medico, sarà lui a tentare di portare avanti quella missione, se ci saranno le condizioni.
L’ultimo incontro: “Ci vediamo lunedì”
L’ultima volta che Alfieri ha visto Papa Francesco era il sabato prima di Pasqua: «Stava bene, me lo disse lui stesso. Gli portai una crostata, la sua preferita. Ci siamo salutati con l’intesa di rivederci dopo Pasqua». Ma quell’incontro fu l’ultimo.
La mattina del lunedì di Pasquetta, alle 5.30, arriva la telefonata: il Papa è in coma. «L’ho trovato con gli occhi aperti, ma non rispondeva più. Ho capito che era finita. È spirato poco dopo, a casa, come aveva sempre voluto».
Il saluto al Gemelli e la sensazione del “tempo che finisce”
Solo pochi giorni prima, Francesco aveva insistito per incontrare i 70 operatori sanitari del Gemelli che lo avevano curato. «Gli dissi che forse era meglio aspettare dopo Pasqua. Ma lui fu deciso: “Li incontro mercoledì”». Alfieri confessa: «Ho la netta sensazione che sentisse la fine vicina».
Le due operazioni segrete
Alfieri ha operato due volte il Pontefice, entrambe nel massimo riserbo. La prima, nel 2021, per una grave patologia intestinale. «Mi disse: “Ho scelto lei, ma se la notizia esce non mi opero più”». L’intervento venne svolto al Gemelli sotto falso nome, fingendo l’arrivo di un capo di Stato.
Poco prima di entrare in sala, accadde qualcosa di straordinario: “Mi ha benedetto le mani”, racconta Alfieri. «Solo ora capisco il significato: era un invito a operare con il cuore. Un segreto che ora posso condividere».
Il secondo intervento, ancora più riservato, avvenne tempo dopo, ma fu lo stesso Bergoglio a insistere per rientrare al Gemelli: un gesto simbolico a favore della sanità pubblica e della missione cattolica negli ospedali.
Papa Francesco ha voluto morire da uomo libero, consapevole e coerente fino all’ultimo istante. E oggi il suo medico di fiducia svela la dimensione umana e spirituale di un Pontefice che, anche nei suoi ultimi atti, ha voluto lasciare un’eredità di vita, dignità e fede.