A partire dalla prossima settimana prenderà ufficialmente il via il primo trasferimento di migranti dall’Italia verso l’Albania, con l’attivazione dei centri di Shengjin e Gjader. Il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto che ridefinisce il ruolo delle strutture già esistenti, convertendole in centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e superando così i limiti giudiziari che ne avevano bloccato l’operatività.
In questo modo, lo Stato italiano cerca di valorizzare investimenti già effettuati e contenere i costi di due centri rimasti inutilizzati, ma che hanno continuato a generare spese a carico del bilancio pubblico.
Trasferimenti anche dall’Italia, non solo dai soccorsi in mare
Il decreto introduce una novità sostanziale: non solo i migranti soccorsi in acque internazionali, ma anche coloro che si trovano già sul territorio italiano e sono destinatari di un provvedimento di espulsione potranno essere trasferiti nei centri albanesi.
In particolare, il centro di Gjader verrà riconvertito in un vero e proprio Cpr, dove saranno trattenuti fino a 18 mesi i migranti la cui domanda di asilo è stata respinta, in attesa di rimpatrio. Shengjin, invece, manterrà la funzione originaria di hotspot, dedicato alla prima accoglienza dei migranti soccorsi in mare e alla valutazione delle loro richieste di asilo.
Strutture sotto giurisdizione italiana
Entrambi i centri opereranno sotto giurisdizione italiana, in modo da garantire il rispetto delle normative europee sui diritti umani ed evitare problematiche legali di competenza internazionale. I trasferimenti saranno effettuati tramite navi militari o voli charter, puntando a decongestionare i Cpr presenti in Italia e a velocizzare le procedure di rimpatrio.
I primi a essere trasferiti saranno migranti considerati “socialmente pericolosi”, già identificati dalle autorità come soggetti potenzialmente violenti.
Un cambio di rotta per il sistema accoglienza-rimpatri
Con questo provvedimento, il governo italiano introduce un’importante modifica al sistema di gestione dei migranti. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, l’obiettivo è riattivare subito le strutture albanesi, ampliandone le funzionalità, ma senza discostarsi dagli standard europei.
In attesa della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), il nuovo assetto consente di aggirare lo stallo giudiziario che ha rallentato l’implementazione del piano, garantendo una maggiore efficacia operativa nel contrasto all’immigrazione irregolare.