Mentre l’Ucraina si dice disponibile a qualsiasi forma di dialogo per porre fine al conflitto con la Russia, il tanto atteso vertice diplomatico di Istanbul si apre con assenze eccellenti. Né il presidente russo Vladimir Putin, né l’ex presidente americano Donald Trump parteciperanno al tavolo negoziale, rendendo ancora più fragile il già complesso processo di mediazione.
Zelensky tende la mano, Mosca prende tempo
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito di essere pronto a negoziare “in qualsiasi formato” per fermare la guerra, ma da Mosca arriva solo silenzio ufficiale. Il Cremlino ha escluso la presenza sia di Putin che del ministro degli Esteri Sergey Lavrov, inizialmente dato in partenza. Al loro posto, sarà presente Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e oggi consigliere del presidente russo.
La delegazione ucraina sarà invece guidata dal capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, affiancato dal ministro della Difesa Rustem Umerov, dal consigliere diplomatico Igor Zhovkva e dal nuovo ministro degli Esteri Andrij Sybiha.
Trump defilato, ma l’America resta centrale
Anche Donald Trump ha confermato la sua assenza, pur lasciando intendere un interesse per la dinamica: “So che a Putin piacerebbe che fossi lì”, ha dichiarato, restando vago sulle sue reali intenzioni. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dal senatore Marco Rubio e dall’inviato speciale Steve Witkoff. Trump ha lasciato intendere che potrebbero esserci “ottime notizie venerdì”, senza specificare ulteriormente.
Il Vaticano e Lula provano a mediare
Nel frattempo, anche papa Leone XIV si è detto disponibile a fare da mediatore: “Sono pronto perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi”, ha affermato in un appello alla distensione. Un altro tentativo è arrivato dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che ha cercato di convincere Putin a partecipare: “Vai a Istanbul e negozia, per l’amor di Dio”. Ma il tentativo si è infranto in un nulla di fatto, con Putin che ha evitato l’incontro anche dopo il rientro del leader brasiliano da Pechino.
Pressioni dall’Europa, ma il Cremlino non cede
La pressione internazionale continua. L’Unione Europea ha minacciato un 17° pacchetto di sanzioni, mentre la Francia, per voce del ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot, ha invitato a “prepararsi a sanzioni devastanti per mettere la Russia alle strette”. Mosca, tuttavia, tace e prende tempo, mostrando di voler mantenere il controllo del tavolo.
Le vittime continuano a cadere
Nel frattempo, il conflitto non si ferma. Un attacco missilistico russo ha colpito un impianto industriale a Sumy, causando la morte di tre civili. Un altro tragico episodio che evidenzia quanto sia urgente trovare una soluzione diplomatica al conflitto che insanguina l’Europa dal 2022.