Una svolta diplomatica inaspettata scuote il fronte orientale. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato pubblicamente, durante un’intervista alla televisione di Stato, di essere disposto a valutare colloqui bilaterali con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per discutere un possibile cessate il fuoco.
“Mosca ha sempre avuto un atteggiamento positivo verso qualsiasi iniziativa di pace”, ha affermato Putin, lasciando intendere che anche da parte russa potrebbe esserci margine per una de-escalation del conflitto. Un’apertura significativa, soprattutto considerando che finora il leader del Cremlino aveva sempre definito Zelensky un presidente illegittimo.
Il Cremlino conferma: “Sì a un confronto con Kiev”
La dichiarazione del presidente russo è stata confermata anche dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che ha chiarito i contorni dell’offerta. Secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax, Putin si riferiva a negoziati diretti con la controparte ucraina, in particolare sulla tutela dei civili e delle infrastrutture non militari.
“Quando il presidente ha parlato di non colpire obiettivi civili – ha detto Peskov – intendeva avviare una discussione seria con la parte ucraina”.
Zelensky rilancia la “tregua di Pasqua” e chiede chiarezza
La mossa di Mosca arriva in risposta a una proposta avanzata da Zelensky, che aveva chiesto di prolungare di 30 giorni la tregua pasquale in Ucraina, con la sospensione degli attacchi aerei e missilistici contro le infrastrutture civili.
Il presidente ucraino ha definito l’iniziativa come un primo passo verso la pace, aggiungendo che “la pace arriva in silenzio” e che “è possibile ridurre le uccisioni se Mosca lo vuole davvero”.
Verso nuovi scenari diplomatici?
Zelensky ha poi dichiarato che il suo governo presenterà ufficialmente la proposta nei prossimi incontri a Parigi e Londra, auspicando una “risposta chiara” da parte della Russia.
Il possibile avvio di un dialogo bilaterale diretto rappresenterebbe una svolta storica nel conflitto russo-ucraino, aprendo la strada a una nuova fase di mediazione internazionale.
Parole come “cessate il fuoco”, “colloqui bilaterali” e “tregua estesa” tornano così al centro del dibattito globale, in un contesto dove ogni segnale di distensione potrebbe fare la differenza tra guerra e pace.