In una svolta inaspettata, Donald Trump ha annunciato che non intende rimuovere Jerome Powell dalla guida della Federal Reserve, dopo mesi di critiche feroci e pressioni pubbliche per una politica monetaria più accomodante. Un cambio di rotta che arriva in un momento delicato per l’economia globale.
Solo pochi giorni fa, il presidente aveva alimentato l’ipotesi di una possibile rimozione di Powell, dichiarando: “Se voglio che se ne vada, se ne andrà molto in fretta”. Il clima era ulteriormente peggiorato quando, lunedì, Trump lo aveva definito un “grande perdente”, esortando la Fed a tagliare i tassi d’interesse.
Anche Kevin Hassett, consigliere economico della Casa Bianca, aveva confermato che la rimozione del presidente della Fed era oggetto di discussione all’interno dell’amministrazione. Tuttavia, Powell – nominato dallo stesso Trump – ha sempre sostenuto che la legge non conferisce al presidente il potere di licenziarlo.
La tensione aveva avuto un impatto diretto sui mercati: le Borse statunitensi avevano chiuso in netto ribasso. Ma il giorno successivo, durante un evento ufficiale alla U.S. Securities and Exchange Commission, Trump ha fatto marcia indietro:
“La stampa esaspera tutto. No, non ho intenzione di licenziarlo. Vorrei solo che fosse più attivo nel voler abbassare i tassi”, ha dichiarato.
Schiarite anche nelle relazioni con la Cina
Parallelamente, un altro segnale positivo è arrivato sul fronte del commercio internazionale. Trump ha aperto a una possibile riduzione delle tariffe contro la Cina, alimentando le aspettative su una svolta nelle trattative in corso tra Washington e Pechino.
A rafforzare questo spiraglio è intervenuto anche il Segretario del Tesoro, Scott Bessent, che secondo fonti CNBC avrebbe parlato di una “de-escalation molto prossima” durante un incontro privato a Washington.
Le parole di Bessent rispecchiano un orientamento sempre più condiviso tra gli analisti: “Nessuno crede che le tariffe attuali siano sostenibili a lungo termine”, avrebbe affermato.
La Cina ha prontamente risposto, dichiarandosi disponibile al dialogo: “Se dobbiamo combattere, lo faremo. Ma le porte del dialogo restano spalancate”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun.
I mercati accolgono con favore i segnali di distensione
Il doppio segnale di stabilità interna e apertura diplomatica ha avuto un effetto immediato sui mercati. Dopo il rimbalzo a Wall Street, le principali Borse europee hanno aperto in forte rialzo: +1,1% il Ftse Mib di Milano, +2,15% il Dax di Francoforte, +1,5% il Cac di Parigi, +1,2% l’Ibex di Madrid e +1,15% il Ftse 100 di Londra.
Un clima di cauto ottimismo che, se confermato da azioni concrete, potrebbe rappresentare un punto di svolta sia per l’economia americana che per gli equilibri globali.