Sta tornando in auge anche in Italia la truffa Wangiri, un sistema ingannevole tanto semplice quanto insidioso. Il termine giapponese significa “uno squillo e basta”, e rappresenta esattamente la tecnica utilizzata dai truffatori: effettuare chiamate da numeri internazionali sconosciuti per poi indurre le vittime a richiamare, cadendo così nella trappola.
Dietro quei numeri si celano servizi a pagamento, tariffe premium o abbonamenti nascosti che erodono rapidamente il credito telefonico o generano addebiti non autorizzati in bolletta. Una frode che frutta molto ai criminali, ma che può avere conseguenze economiche pesanti per chi ci casca.
I prefissi da bloccare immediatamente
Gli esperti in sicurezza delle telecomunicazioni hanno identificato alcuni prefissi telefonici internazionali frequentemente associati alla truffa Wangiri. Ecco quelli da evitare assolutamente:
- +32 (Belgio)
- +1-473 / +1-809 (Caraibi)
- +225 (Costa d’Avorio)
- +53 (Cuba)
- +33 (Francia)
- +383 (Kosovo)
- +373 (Moldavia)
- +234 (Nigeria)
- +44 (Regno Unito)
- +34 (Spagna)
- +216 (Tunisia)
Come difendersi dal raggiro Wangiri
Per evitare di essere vittime di questa frode, bastano pochi ma fondamentali accorgimenti:
- Non richiamare mai numeri internazionali sconosciuti o provenienti da prefissi sospetti.
- Utilizzare app e strumenti anti-spam disponibili su dispositivi Android e iPhone.
- Controllare regolarmente il proprio credito residuo o le fatture telefoniche, per rilevare eventuali anomalie.
- Segnalare i numeri sospetti al proprio operatore o alle autorità competenti.
Un raggiro subdolo che fa leva sull’istinto
Ciò che rende la truffa Wangiri particolarmente efficace è il suo meccanismo psicologico: punta tutto sulla curiosità della vittima, che istintivamente tende a richiamare per sapere chi ha cercato di contattarla. Ed è proprio quel gesto apparentemente innocuo a dare il via all’addebito.
Informarsi e avvertire familiari e amici è il modo più efficace per prevenire danni. In un’epoca in cui le truffe si fanno sempre più sofisticate, la consapevolezza è il primo strumento di difesa.