“Se vuoi diventare medico ti laurei, se vuoi divenare avvocato ti laurei, se vuoi diventare influencer , ti apri un profilo e sfrutti l’algoritmo”. Punto, poi la bordata che ti stende: “se vuoi diventare come me , non puoi, non c’è una scuola”. Angelo Duro è uno di quei comici che, assurti giustamente a buona notorietà, dividono di netto. Chi lo considera la quintessenza di una nuova via all’umorismo e chi, invece, lo considera un filino strafottente anche per quel suo modo di porsi. Lui stesso, del resto, se ne rende conto benissimo nei panni dei suoi quarantadue anni compiuti proprio il 20 agosto. I numeri gli danno ragione con oltre 120 sold out che hanno riempito i teatri o gli spazi in cui si esibiva.
E, sul suo profilo social, ammette però che qualcosa è andato anche storto : “ho fatto alzare e andare via moltissima gente indignata”. E, giusto per fare capire che lui non è incasellabile in alcun genere e vuole viversi da cane sciolto ancorché a servizio dello humour, chiosa sempre via social: “buona estate idioti”. Il punto è che Duro è esattamente come lo vedi sul set. Sconti non te ne fa, ti guarda in faccia e se ti deve augurare di andare a quel paese te lo dice senza tanti giri di parole. Ipocrisia ? Zero. Tatto? Potrebbe migliorare. Ma non ne ha la minima intenzione, sa che quel suo modo di essere gli è cucito addosso come un vestito su misura.
Come quando parla della sua compagna volendo fare un po’ di pulizia delle terminologie comuni con cui si qualifica la propria compagna o moglie. “La mia ragazza , mia moglie , la mia compagna, e basta , siete troppo possessivi – dice- sono sempre stato troppo avanti, voi non capite un c… di come si trattano le donne, per questo venite a lezione da me”. Della sua verve particolare che sa suscitare comicità oppure fa sorgere la voglia di andarsene lontano da lui o di esercitare il potere di schiacciare il ditino sul telecomando quando te lo vedi spuntare nel tubo catodico si è accorto anche il cinema.
Se ne accorse, per meglio dire, Fabio De Luigi che, nel disegnare l’ingombrante e presuntuoso personaggio del fratello della moglie Aurora retrivo a ogni forma di solidarietà e sempre desideroso di mettere il becco in tutto vide proprio in Duro il tratto, come direbbe Max Weber, idealtipico. In grado di avere incursioni anche nell’ambito letterario con il suo libro “Il piano B”, capace di squarciare il velo di grazie dei fiori che regna a Sanremo con la sua comicità irriverente, Duro ha fatto quindi sinora onore al suo nome. Un aggettivo proprio non glielo puoi appiccicare perché gli si staccherebbe subito dalla pelle ed è scontato. Lui questa parola, e i suoi monologhi lo dimostrano, non la conosce proprio, o forse l’ha stracciata dal vocabolario. Quando pensi voglia arrivare in un punto, ecco l’effetto spiazzamento. Una sorta di schiaffo che ti arriva però come un invito alla risata. E a essere se stessi .Fino in fondo. Nella consapevolezza che a tutti non si può piacere. Ma che, al contempo, a se stessi, ci si piace immensamente e non si vorrebbe per alcunchè al mondo essere diversi.